Rassegna Teatrale Amatoriale “Mascherestive” 2023

 

Tramme

 

 

 

 Inps

 

L’arte di arrangiarsi nell’era digitale: un piccolo truffatore escogita metodi assurdi per estorcere denaro ai “polli” acchiappati su internet, aiutato dalla moglie che, suo malgrado, accetta di essere complice delle truffe che il marito si inventa, spinta dalla speranza di riuscire ad arrivare, un giorno, a vivere un’esistenza normale. Una serie di situazioni esilaranti e a tratti paradossali, basate sullo stereotipo del maldestro truffatore napoletano.

 

 

 

La figliata

 

 
Scritta nel 1924, la commedia racconta la storia di un impiegatuccio del bancolotto dai capelli rossi e curvo con le spalle, Don Gennaro. Il peso degli anni ed il "lavoro sicuro", gli fanno decidere di prendere moglie: una donna molto più giovane di lui. Don Gennaro non vede, o non vuol vedere, che è sospetto il parto a sette mesi. Ha bisogno di una famiglia, di affetti di cui sente la mancanza. Si ride, perché il personaggio, miope al massimo grado, fa ridere per gli accidenti che causa, ma è “risata amara".
Tanti sono i "Tipi" che si incontrano nella commedia, di sicuro la più malefica è la portinaia Ngiulina che non perde occasioni per essere nciucera, ndramere, fuchere, come le vammane e le capere.

 

 

 

Detto Nino

 

Spettacolo in onore di Nino Taranto comprendente due atti unici di Antonio Petito La Scampagnata dei Tre Disperati e Tutti Avvelenati con canzoni e poesie.

 

 

 

Non sono un gigolò

 

 

 

Michele Gigolo è un affermato cuoco napoletano proprietario di un ristorante di successo. D’un tratto la sua vita viene turbata da un evento drammatico: in seguito ad un improvvisa visita dell’Asl e della Guardia di Finanza, viene sancita l’imminente chiusura del suo locale, senza motivi evidenti. Vedendo davanti a sé il vuoto totale, dopo essersi visto strappare il proprio lavoro e la propria passione senza una ragione, la prima reazione di Michele è quella di tentare il suicidio. Grazie alla persuasione della zia Erminia, che ha cresciuto Michele al posto dei genitori defunti, e alle rassicurazioni (per la verità poco rassicuranti) dell’amico avvocato Antonio, Michele rinuncia all’idea di ammazzarsi. Quale futuro allora per il nostro protagonista? La storia che vi raccontiamo dunque si sviluppa in situazioni paradossali che inducono alla risata e portano tanto divertimento. Ma, “Non sono un gigolò”, pone l’accento sul ruolo centrale che ha sempre avuto il teatro di tradizione, ovvero quello di affrontare tematiche serie in maniera leggera, divertente, e, nel caso specifico, anche comica. Un modo per tenere lo spettatore sempre attento e appassionato anche se il fulcro della vicenda verte su problematiche sociali di una certa gravità, come la perdita del lavoro, l’omosessualità e il pregiudizio.  

 

 

 

La famiglia scapece

 

La Famiglia Scapece si compone di quattro persone di cui due falsi invalidi (Ferdinando e Rafilina) un invalido vero ( Vincenzino) e Luciella (a tutti gli effetti sana ) . La loro vita tranquilla ed agiata per via delle innumerevoli pensioni, viene sconvolta dall'arrivo di Gennaro un uomo povero e dal passato inquieto di cui Luciella si è perdutamente innamorata e che vuole sposare a tutti i costi. Il padre di Luciella, Ferdinando è contrario al matrimonio e non si fida di Gennaro. Convinto che non si tratti di vero amore, e in contrasto con la moglie"Rafilina" si opporrà al matrimonio fino alla fine.